Progetto Buruli

L’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) nella cura dell’Ulcera di Buruli

Nel 2004, in collaborazione con il del Ministero della Sanità del Benin, della Fondazione “Raoul Follereau” del Lussemburgo e della Marina Militare Italiana e del Rotary Club Mi Aquileia abbiamo trasportato ed installato nell’Ospedale di Allada, in Benin, una camera iperbarica, con la finalità di verificare l’efficacia dell’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) nei confronti di una malattia infettiva, causata dal batterio Mycobacterio ulcerans, insorgente nelle zone tropicali del pianeta: l’Ulcera di Buruli, patologia che colpisce la pelle ed i tessuti e provoca la progressiva ulcerazione e distruzione dei tessuti stessi, muscoli, ossa ed organi compresi. L’unica cura a oggi praticata consiste nel trattamento antibiotico e nell’asportazione dei tessuti colpiti, ma spesso si rendono necessarie amputazioni con conseguenti deformità permanenti.
Nel 1979, alcuni articoli di Kreig, Wolcott e Meyers suggerivano il trattamento di Ossigeno Terapia Iperbarica come strada da sperimentare, a fronte della riconosciuta necessità del batterio, per riprodursi, di condizioni anaerobiche.
Abbiamo operato in questa direzione, effettuando una sperimentazione su di un campione della popolazione locale trattandolo con la camera iperbarica ed abbiamo rilevato che la malattia regrediva. Questa ricerca ha evidenziato che l’ozono distrugge le catene laterali della tossina necrotizzante di questo micro batterio, rompe i doppi legami chimici di questo micolattone, li spezza e rende la tossina inefficace. Si è provveduto quindi oltre al posizionamento delle due camere iperbariche a fornire l’ossigeno necessario per il funzionamento, alla necessaria manutenzione delle camere iperbariche, alla formazione del personale locale medico e paramedico, tecnico necessario per garantire la sostenibilità nel tempo e la riproducibilità dell’intervento.